Più un evento acuto capace di generare uno stato temporaneo di
confusione mentale che l'esito di un progressivo processo di decadimento
cognitivo. Così Andrea Ungar, presidente della Società italiana di
gerontologia e geriatria (Sigg), commenta con l'AGI la situazione del
presidente Usa Joe Biden, al centro del dibattito nel suo Paese, anche
alla luce per i sempre più frequenti lapsus, dimenticanze,
scambi di nome e momenti di incertezza, messi nero su bianco anche
dall'ultimo rapporto del procuratore federale che dipinge un uomo
anziano e smemorato. Biden compirà 82 anni a novembre, il mese in cui dovrebbe correre per la rielezione a un altro quadriennio alla Casa Bianca.
"Fermo
restando che ovviamente non possiamo fare la diagnosi al presidente
Biden - spiega Ungar - da quel poco che vediamo e sentiamo da qua posso
dire che c'è differenza tra il decadimento cognitivo cronico,
che è lento e progressivo, e una situazione di confusione mentale che
porta appunto a confondere un Paese per un altro, un presidente per un
altro, errori troppo frequenti per far pensare solo a un semplice deficit di memoria.
Più una situazione simile al delirium che per esempio può insorgere con
un ricovero. Uno stato collegato a un evento acuto, magari un'infezione
urinaria o un'influenza, e che porta a questa condizione temporanea,
anche se poi chi ne soffre rischia di più comunque il decadimento
progressivo cronico".